Capitolo 1 – Come da tradizione …un giallo sotto l’ombrellone
Si sono consolidate ormai da anni alcune strane usanze si firmano contratti collettivi nazionali a scuole vuote, quando il personale cerca di mettersi alle spalle le fatiche di un anno, accumulate, oltre che in aula, in Collegi, riunioni, progetti, uscite didattiche, PNRR, PON e tutta la restante burocrazia con cui il Ministero ci soffoca. Il 14 luglio 2023 con grandi fanfare è stata annunciata la sottoscrizione della pre-intesa del CCNL Comparto Scuola per il triennio già scaduto 2019-2021, che con una piccola mancia economica ci riporta indietro sul terreno dei diritti e della trasparenza. L’informazione debordante del Ministero e dei firmatari della pre-intesa sulle magnifiche sorti del nuovo contratto ha dilagato sui media e sui social, con un perverso gioco di nascondino della realtà. In questo circo mediatico è stato persino sottaciuto che a dissociarsi dall’intesa raggiunta sia stato anche uno dei sindacati della Triplice, la UIL!
Capitolo 2 – La prova di esistenza in vita …dei sindacati concertativi
Solo il voler dimostrare ad ogni costo di esistere può motivare la sottoscrizione di un contratto che economicamente non porta a casa nemmeno l’inflazione e normativamente baratta i giorni di permesso retribuito ai precari, con un peggioramento della normativa sulla formazione, sugli incarichi specifici e sulla trasparenza dei pagamenti. Un tempo la formazione sindacale imponeva a chi trattava di perseguire netti miglioramenti per la categoria. Oggi le parti sindacali che contrattano (o fingono di) si muovono supinamente nel solco di leggi che il Ministero impone, lavorando solo di cesello sulle parole: insomma, sindacati correttori di bozze, senza mai rivendicare la concreta rivalutazione della categoria tanto sbandierata nei discorsi ufficiali. Accettando tali imposizioni, vengono regalate alla controparte sui temi della formazione e della trasparenza “zone franche”, che hanno dato finora respiro ai lavoratori/trici schiacciati dalle pressioni e interpretazioni delle dirigenze. L’ipotesi di CCNL si blinda ancora di più sul tema dell’agibilità sindacale affinché le voci “fuori dal coro” dei sindacati non firmatari smettano di accampare la benché minima pretesa: laddove nelle precedenti versioni si parlava di “soggetti sindacali” (informazione, confronto), ora con perizia certosina le correzioni riportano “ai soggetti sindacali aventi titolo – ovvero quelli titolari della contrattazione integrativa”.
Capitolo 3 – Le declamate novità
Roboanti aumenti? …i conti della massaia!
I firmatari dell’intesa hanno sbandierato sui media i buoni aumenti salariali. Allora la matematica può diventare un’opinione: i declamati cento e più euro di aumento non si trovano e non si trovano per tutti in busta paga. Si prenda lo stipendio tabellare (completo di RDP ed elemento perequativo) di un docente di scuola primaria di I grado a metà carriera al 31.12.2018, cioè al termine dell’ultimo contratto, che era pari a euro 2.440,18 (lordi). Lo si confronti con quello rideterminato da questa ipotesi contrattuale che è pari a euro 2.548,54 (lordi). L’incremento è del 4,4%. Lo stesso trattamento non risparmia lo stipendio di un Collaboratore scolastico che a metà carriera (completo di CIA ed elemento perequativo) era pari a euro 1.586,38 (lordi): confrontato con quello rideterminato dalla nuova ipotesi contrattuale risulta pari a euro 1.652,00 (lordi) con un incremento del 4,13%. Insomma, chiunque può aver chiaro che, lungi dall’aver ridato ai salari il potere di acquisto di qualche decennio orsono, questo contratto non recupera nemmeno l’inflazione gennaio 2019 – luglio 2023, che secondo i dati ISTAT si attesta al 16,1% . E i miseri bonus (UNA TANTUM) di 63,44 euro ai docenti e 44,11 euro agli ATA sono una ridicola elemosina laddove un litro di benzina é ormai schizzato oltre la soglia dei 2 euro.
Aumento dell’importo orario delle attività aggiuntive? …il gioco delle tre carte!
Ai lavoratori/trici della scuola avrà fatto piacere la notizia degli aumenti del 10% sugli importi delle retribuzioni orarie delle attività aggiuntive (ferme dal 2006). Ma già a settembre l’entusiasmo ha dovuto cedere allo sconforto, stante il nuovo CCNI nel quale è stata certificata l’immutata entità delle risorse MOF: le scuole quest’anno avranno per il MOF gli stessi importi dello scorso anno.
Formazione pagata? …specchietto per le allodole 1!
Tutti gli addetti ai lavori (le RSU) e i lavoratori/trici della scuola attendevano da anni che la parte normativa del Nuovo Contratto chiarisse e sancisse finalmente come la formazione – diventata con il Rottamatore Renzi “strutturale e obbligatoria” – non rientrasse nelle attività già previste contrattualmente e andasse retribuita. Con il Nuovo Contratto i corsi di formazione organizzati dall’amministrazione o dalle istituzioni scolastiche avvengono durante l’orario di servizio e fuori dell’orario di insegnamento. E per il personale docente la formazione avviene in orario non coincidente con le ore destinate all’attività di insegnamento. La formazione diventerà di fatto obbligatoria ad approvazione del Piano Annuale delle Attività e siederà come una regina tra le attività funzionali che, deliberate, prevedono per i lavoratori obblighi di partecipazione, salvo riconoscimenti economici in caso di superamento di ben 80 ore: un marasma in cui su tutto svetta l’incognita del soggetto tenuto a tenere la contabilità individuale delle 40+40 ore; e, sindacalmente parlando, una Caporetto!
GLO pagati? …specchietto per le allodole 2!
La medesima sorte farlocca è spettata alle ore di partecipazione ai GLO, un ulteriore impegno caricato sulle spalle dei docenti dai decreti attuativi della “Cattiva Scuola” renziana. Tale impegno è stato ufficializzato come appartenente alle 40 ore dei consigli di classe. Anche in questo caso è la matematica a smascherare le menzogne: 3 incontri GLO all’anno, quasi sempre in orario di servizio a causa del sovraccarico dei servizi territoriali di Neuropsichiatria infantile. I docenti avrebbero meritato un riconoscimento qualitativo dell’impegno direttamente in busta paga rispetto al miraggio del riconoscimento formale di quelle poche ore la cui contabilizzazione aggiungerà burocrazia a quella già esistente!
Trasparenza? … no, grazie!
La giravolta di chi ha firmato l’intesa consegnandosi nelle mani dell’Amministrazione ci lascia basiti! L’agibilità sindacale, e lo diciamo noi COBAS Scuola che non siamo un esercito di mestieranti ai tavoli nazionali, è fondata su un presupposto di trasparenza dell’informazione sulle risorse e sul loro utilizzo. Alle parti sindacali e alle RSU d’istituto, sulla carta, spetta anche un ruolo di verifica di quanto sottoscritto. Nei precedenti CCNL l’informazione successiva si realizzava con la consegna analitica di somme e percettori su cui avviare una verifica quale atto prodromico alla contrattazione successiva. Tale modalità era, e resta, fondamentale per la tutela del singolo lavoratore e delle prerogative sindacali. La conoscenza di chi, e quanto, ha percepito è la sola strada per mantenere la democrazia sui luoghi di lavoro: conoscere la distribuzione delle risorse è l’unico deterrente per contrastare democraticamente quel “cerchio magico” di persone pronte ad obbedire al dirigente qualunque cosa questo inventi per inseguire gli obiettivi di risultato (vedi PNRR) con modalità che spesso annullano i diritti dei lavoratori. Il Garante della Privacy su richiesta dell’Amministrazione ha espresso parere negativo sull’indicazione dei nominativi, ma nonostante ciò molti tribunali hanno dato ragione alle organizzazioni sindacali ricorrenti proprio in virtù del principio del ruolo sindacale e della trasparenza dei compensi. Malgrado l’importanza del tema e le forti conflittualità legate all’utilizzo delle risorse, da parte dei firmatari si è preferito seguire la strada della rinuncia: riteniamo grave tale scelta, uno schiaffo a tutti i delegati di qualunque sindacato, che si candidano alle RSU con spirito di partecipazione alla vita democratica nelle singole scuole.
Nuovo ordinamento personale ATA? …cambiare tutto per non cambiare niente!
Per il personale ATA, si è scelto di non intervenire diminuendo i carichi di lavoro e incrementando adeguatamente i salari, ma agitando l’idea di magnifiche futuribili carriere dai nomi altisonanti: l’Area degli Operatori Scolastici e quella dei Funzionari e dell’Elevata qualificazione. Gli Operatori Scolastici, oltre ai compiti spettanti ai Collaboratori Scolastici, si occuperanno anche dell’assistenza non specialistica agli alunni con disabilità e daranno supporto ai servizi amministrativi e tecnici. E’ stata istituita l’Area dei Funzionari e delle Elevate Qualificazioni, pensata per valorizzare il ruolo dei DSGA e – con dubbi di molti addetti ai lavori – per dare una soluzione al problema degli Assistenti amministrativi facenti funzione. Vengono riavviati gli accessi alle posizioni economiche e confermata la mobilità verticale, ma l’ipotesi di nuovo CCNL permetterà al personale ATA in servizio a tempo indeterminato di sottoscrivere contratti a tempo determinato di area superiore o di diverso profilo professionale soltanto su posto intero, limitando di fatto le attese di quanti si sono già inseriti in altre graduatorie aspirando, avendone i titoli, ad altra carriera professionale.
Le trappole non finiscono qui! Gli incarichi specifici, secondo l’ipotesi di CCNL saranno assegnati sulla base dei criteri scelti dal dirigente scolastico previo confronto (ma non contrattazione) con le RSU. Un bel passo indietro che richiama alla mente una filosofia di brunettiana memoria!
Attività collegiali a distanza. …magari con Whatsapp al supermercato!
La vita scolastica “a distanza”, pegno pagato dalle scuole durante la pandemia da COVID, sembrava essere ormai lontana. Invece le scuole, con Regolamento d’Istituto, potranno prevedere lo svolgimento a distanza delle due ore di programmazione didattica collegiale prevista per i docenti della scuola primaria e di alcune delle attività delle 40+40 ore che non rivestano carattere deliberativo. Sulla dispersività del lavoro svolto a distanza – in periodi non di emergenza – abbiamo già detto tutto. Ciò che più preoccupa è che con il medesimo strumento (regolamento del Consiglio di Istituto) è possibile estendere lo svolgimento a distanza alle attività delle 40+40 ore che rivestono carattere deliberativo sulla base dei criteri definiti dal MIM, previo confronto nazionale con i sindacati firmatari il CCNL. Per la gioia di molti dirigenti i Collegi Docenti potrebbero tornare online con buona pace della democrazia e del dibattito collegiale!
Capitolo 4 – La concertazione non paga!
Come sempre i COBAS Scuola non ci stanno alle farse! Prima fra tutte la farsa sindacale di tradizione ormai consolidata: si firma un contratto triennale di un triennio ormai scaduto, affermando già che ciò che non si è potuto ottenere ora sarà ottenuto con il prossimo rinnovo; che si chiederanno le dovute risorse alla prossima legge di bilancio per quel riconoscimento dei lavoratori/trici della scuola che mai arriva dai tempi di quel rinnovo contrattuale (35 anni fa), in cui i COBAS furono protagonisti di una stagione di lotta e di rivendicazione salariale vincente. Restiamo in attesa della sempre prolifica fantasia con cui questo contratto nella sua parte normativa verrà interpretato e adoperato dai dirigenti scolastici, e perché no, anche da alcuni DSGA, specie quelli diventati “azzeccagarbugli” affiliati in “associazioni”, che aboliscono il termine di organizzazioni sindacali per non sentirsi da meno rispetto ai dirigenti scolastici.La nostra Organizzazione attraverso i propri RSU cercherà di vigilare nelle contrattazioni affinché la camicia di forza, che viene confezionata sui diritti sindacali, contratto dopo contratto, lasci aperte più maglie possibili. Ormai dovrebbe essere palese a tutti che il sindacalismo supino e concertativo propone solo contratti “a perdere”. L’alternativa a questa deriva è la incisiva battaglia sindacale sui temi dei salari e dello straripare del carico di lavoro per tutta la categoria. Questo terreno ci pare ormai impraticabile per chi oggi siede al tavolo delle trattative con atteggiamento faustiano!
Esecutivo Provinciale COBAS Scuola Torino
Sulle ipotesi di Contratto Nazionale Scuola 2019-2021
Capitolo 1 – Come da tradizione …un giallo sotto l’ombrellone
Si sono consolidate ormai da anni alcune strane usanze si firmano contratti collettivi nazionali a scuole vuote, quando il personale cerca di mettersi alle spalle le fatiche di un anno, accumulate, oltre che in aula, in Collegi, riunioni, progetti, uscite didattiche, PNRR, PON e tutta la restante burocrazia con cui il Ministero ci soffoca. Il 14 luglio 2023 con grandi fanfare è stata annunciata la sottoscrizione della pre-intesa del CCNL Comparto Scuola per il triennio già scaduto 2019-2021, che con una piccola mancia economica ci riporta indietro sul terreno dei diritti e della trasparenza. L’informazione debordante del Ministero e dei firmatari della pre-intesa sulle magnifiche sorti del nuovo contratto ha dilagato sui media e sui social, con un perverso gioco di nascondino della realtà. In questo circo mediatico è stato persino sottaciuto che a dissociarsi dall’intesa raggiunta sia stato anche uno dei sindacati della Triplice, la UIL!
Capitolo 2 – La prova di esistenza in vita …dei sindacati concertativi
Solo il voler dimostrare ad ogni costo di esistere può motivare la sottoscrizione di un contratto che economicamente non porta a casa nemmeno l’inflazione e normativamente baratta i giorni di permesso retribuito ai precari, con un peggioramento della normativa sulla formazione, sugli incarichi specifici e sulla trasparenza dei pagamenti. Un tempo la formazione sindacale imponeva a chi trattava di perseguire netti miglioramenti per la categoria. Oggi le parti sindacali che contrattano (o fingono di) si muovono supinamente nel solco di leggi che il Ministero impone, lavorando solo di cesello sulle parole: insomma, sindacati correttori di bozze, senza mai rivendicare la concreta rivalutazione della categoria tanto sbandierata nei discorsi ufficiali. Accettando tali imposizioni, vengono regalate alla controparte sui temi della formazione e della trasparenza “zone franche”, che hanno dato finora respiro ai lavoratori/trici schiacciati dalle pressioni e interpretazioni delle dirigenze. L’ipotesi di CCNL si blinda ancora di più sul tema dell’agibilità sindacale affinché le voci “fuori dal coro” dei sindacati non firmatari smettano di accampare la benché minima pretesa: laddove nelle precedenti versioni si parlava di “soggetti sindacali” (informazione, confronto), ora con perizia certosina le correzioni riportano “ai soggetti sindacali aventi titolo – ovvero quelli titolari della contrattazione integrativa”.
Capitolo 3 – Le declamate novità
Roboanti aumenti? …i conti della massaia!
I firmatari dell’intesa hanno sbandierato sui media i buoni aumenti salariali. Allora la matematica può diventare un’opinione: i declamati cento e più euro di aumento non si trovano e non si trovano per tutti in busta paga. Si prenda lo stipendio tabellare (completo di RDP ed elemento perequativo) di un docente di scuola primaria di I grado a metà carriera al 31.12.2018, cioè al termine dell’ultimo contratto, che era pari a euro 2.440,18 (lordi). Lo si confronti con quello rideterminato da questa ipotesi contrattuale che è pari a euro 2.548,54 (lordi). L’incremento è del 4,4%. Lo stesso trattamento non risparmia lo stipendio di un Collaboratore scolastico che a metà carriera (completo di CIA ed elemento perequativo) era pari a euro 1.586,38 (lordi): confrontato con quello rideterminato dalla nuova ipotesi contrattuale risulta pari a euro 1.652,00 (lordi) con un incremento del 4,13%. Insomma, chiunque può aver chiaro che, lungi dall’aver ridato ai salari il potere di acquisto di qualche decennio orsono, questo contratto non recupera nemmeno l’inflazione gennaio 2019 – luglio 2023, che secondo i dati ISTAT si attesta al 16,1% . E i miseri bonus (UNA TANTUM) di 63,44 euro ai docenti e 44,11 euro agli ATA sono una ridicola elemosina laddove un litro di benzina é ormai schizzato oltre la soglia dei 2 euro.
Aumento dell’importo orario delle attività aggiuntive? …il gioco delle tre carte!
Ai lavoratori/trici della scuola avrà fatto piacere la notizia degli aumenti del 10% sugli importi delle retribuzioni orarie delle attività aggiuntive (ferme dal 2006). Ma già a settembre l’entusiasmo ha dovuto cedere allo sconforto, stante il nuovo CCNI nel quale è stata certificata l’immutata entità delle risorse MOF: le scuole quest’anno avranno per il MOF gli stessi importi dello scorso anno.
Formazione pagata? …specchietto per le allodole 1!
Tutti gli addetti ai lavori (le RSU) e i lavoratori/trici della scuola attendevano da anni che la parte normativa del Nuovo Contratto chiarisse e sancisse finalmente come la formazione – diventata con il Rottamatore Renzi “strutturale e obbligatoria” – non rientrasse nelle attività già previste contrattualmente e andasse retribuita. Con il Nuovo Contratto i corsi di formazione organizzati dall’amministrazione o dalle istituzioni scolastiche avvengono durante l’orario di servizio e fuori dell’orario di insegnamento. E per il personale docente la formazione avviene in orario non coincidente con le ore destinate all’attività di insegnamento. La formazione diventerà di fatto obbligatoria ad approvazione del Piano Annuale delle Attività e siederà come una regina tra le attività funzionali che, deliberate, prevedono per i lavoratori obblighi di partecipazione, salvo riconoscimenti economici in caso di superamento di ben 80 ore: un marasma in cui su tutto svetta l’incognita del soggetto tenuto a tenere la contabilità individuale delle 40+40 ore; e, sindacalmente parlando, una Caporetto!
GLO pagati? …specchietto per le allodole 2!
La medesima sorte farlocca è spettata alle ore di partecipazione ai GLO, un ulteriore impegno caricato sulle spalle dei docenti dai decreti attuativi della “Cattiva Scuola” renziana. Tale impegno è stato ufficializzato come appartenente alle 40 ore dei consigli di classe. Anche in questo caso è la matematica a smascherare le menzogne: 3 incontri GLO all’anno, quasi sempre in orario di servizio a causa del sovraccarico dei servizi territoriali di Neuropsichiatria infantile. I docenti avrebbero meritato un riconoscimento qualitativo dell’impegno direttamente in busta paga rispetto al miraggio del riconoscimento formale di quelle poche ore la cui contabilizzazione aggiungerà burocrazia a quella già esistente!
Trasparenza? … no, grazie!
La giravolta di chi ha firmato l’intesa consegnandosi nelle mani dell’Amministrazione ci lascia basiti! L’agibilità sindacale, e lo diciamo noi COBAS Scuola che non siamo un esercito di mestieranti ai tavoli nazionali, è fondata su un presupposto di trasparenza dell’informazione sulle risorse e sul loro utilizzo. Alle parti sindacali e alle RSU d’istituto, sulla carta, spetta anche un ruolo di verifica di quanto sottoscritto. Nei precedenti CCNL l’informazione successiva si realizzava con la consegna analitica di somme e percettori su cui avviare una verifica quale atto prodromico alla contrattazione successiva. Tale modalità era, e resta, fondamentale per la tutela del singolo lavoratore e delle prerogative sindacali. La conoscenza di chi, e quanto, ha percepito è la sola strada per mantenere la democrazia sui luoghi di lavoro: conoscere la distribuzione delle risorse è l’unico deterrente per contrastare democraticamente quel “cerchio magico” di persone pronte ad obbedire al dirigente qualunque cosa questo inventi per inseguire gli obiettivi di risultato (vedi PNRR) con modalità che spesso annullano i diritti dei lavoratori. Il Garante della Privacy su richiesta dell’Amministrazione ha espresso parere negativo sull’indicazione dei nominativi, ma nonostante ciò molti tribunali hanno dato ragione alle organizzazioni sindacali ricorrenti proprio in virtù del principio del ruolo sindacale e della trasparenza dei compensi. Malgrado l’importanza del tema e le forti conflittualità legate all’utilizzo delle risorse, da parte dei firmatari si è preferito seguire la strada della rinuncia: riteniamo grave tale scelta, uno schiaffo a tutti i delegati di qualunque sindacato, che si candidano alle RSU con spirito di partecipazione alla vita democratica nelle singole scuole.
Nuovo ordinamento personale ATA? …cambiare tutto per non cambiare niente!
Per il personale ATA, si è scelto di non intervenire diminuendo i carichi di lavoro e incrementando adeguatamente i salari, ma agitando l’idea di magnifiche futuribili carriere dai nomi altisonanti: l’Area degli Operatori Scolastici e quella dei Funzionari e dell’Elevata qualificazione. Gli Operatori Scolastici, oltre ai compiti spettanti ai Collaboratori Scolastici, si occuperanno anche dell’assistenza non specialistica agli alunni con disabilità e daranno supporto ai servizi amministrativi e tecnici. E’ stata istituita l’Area dei Funzionari e delle Elevate Qualificazioni, pensata per valorizzare il ruolo dei DSGA e – con dubbi di molti addetti ai lavori – per dare una soluzione al problema degli Assistenti amministrativi facenti funzione. Vengono riavviati gli accessi alle posizioni economiche e confermata la mobilità verticale, ma l’ipotesi di nuovo CCNL permetterà al personale ATA in servizio a tempo indeterminato di sottoscrivere contratti a tempo determinato di area superiore o di diverso profilo professionale soltanto su posto intero, limitando di fatto le attese di quanti si sono già inseriti in altre graduatorie aspirando, avendone i titoli, ad altra carriera professionale.
Le trappole non finiscono qui! Gli incarichi specifici, secondo l’ipotesi di CCNL saranno assegnati sulla base dei criteri scelti dal dirigente scolastico previo confronto (ma non contrattazione) con le RSU. Un bel passo indietro che richiama alla mente una filosofia di brunettiana memoria!
Attività collegiali a distanza. …magari con Whatsapp al supermercato!
La vita scolastica “a distanza”, pegno pagato dalle scuole durante la pandemia da COVID, sembrava essere ormai lontana. Invece le scuole, con Regolamento d’Istituto, potranno prevedere lo svolgimento a distanza delle due ore di programmazione didattica collegiale prevista per i docenti della scuola primaria e di alcune delle attività delle 40+40 ore che non rivestano carattere deliberativo. Sulla dispersività del lavoro svolto a distanza – in periodi non di emergenza – abbiamo già detto tutto. Ciò che più preoccupa è che con il medesimo strumento (regolamento del Consiglio di Istituto) è possibile estendere lo svolgimento a distanza alle attività delle 40+40 ore che rivestono carattere deliberativo sulla base dei criteri definiti dal MIM, previo confronto nazionale con i sindacati firmatari il CCNL. Per la gioia di molti dirigenti i Collegi Docenti potrebbero tornare online con buona pace della democrazia e del dibattito collegiale!
Capitolo 4 – La concertazione non paga!
Come sempre i COBAS Scuola non ci stanno alle farse! Prima fra tutte la farsa sindacale di tradizione ormai consolidata: si firma un contratto triennale di un triennio ormai scaduto, affermando già che ciò che non si è potuto ottenere ora sarà ottenuto con il prossimo rinnovo; che si chiederanno le dovute risorse alla prossima legge di bilancio per quel riconoscimento dei lavoratori/trici della scuola che mai arriva dai tempi di quel rinnovo contrattuale (35 anni fa), in cui i COBAS furono protagonisti di una stagione di lotta e di rivendicazione salariale vincente. Restiamo in attesa della sempre prolifica fantasia con cui questo contratto nella sua parte normativa verrà interpretato e adoperato dai dirigenti scolastici, e perché no, anche da alcuni DSGA, specie quelli diventati “azzeccagarbugli” affiliati in “associazioni”, che aboliscono il termine di organizzazioni sindacali per non sentirsi da meno rispetto ai dirigenti scolastici.La nostra Organizzazione attraverso i propri RSU cercherà di vigilare nelle contrattazioni affinché la camicia di forza, che viene confezionata sui diritti sindacali, contratto dopo contratto, lasci aperte più maglie possibili. Ormai dovrebbe essere palese a tutti che il sindacalismo supino e concertativo propone solo contratti “a perdere”. L’alternativa a questa deriva è la incisiva battaglia sindacale sui temi dei salari e dello straripare del carico di lavoro per tutta la categoria. Questo terreno ci pare ormai impraticabile per chi oggi siede al tavolo delle trattative con atteggiamento faustiano!
Esecutivo Provinciale COBAS Scuola Torino