di Saverio Tommasi
fanpage.it, 16 luglio 2024
Sembra che le morti in carcere facciano ormai parte del sistema, come i buchi per le ciambelle, e nessuno voglia farci niente. Sono 56 morti dall’inizio dell’anno, più due se ci aggiungiamo quelli che si sono lasciati morire di fame. Il penultimo, invece, si è soffocato con un sacchetto di plastica; quello di stanotte si è impiccato con il lenzuolo. Ho deciso di scrivere un articolo sui suicidi in carcere, l’ho deciso ieri, era domenica. Perché 55 suicidi dall’inizio del 2024 sono un numero impressionante. Anche uno sarebbe troppo, ma 55 sono 55 volte troppo. Mi sono svegliato oggi, lunedì, e un’altra persona detenuta si era ammazzata in carcere, questa notte, impiccandosi con un lenzuolo, così sono diventate 56 persone che dall’inizio dell’anno si sono tolte la vita in carcere.
Non ci si può distrarre un momento, e qualcuno s’ammazza. Lo Stato, ad esempio, è distratto in modo perenne, guarda sempre da un’altra parte. Sarà l’estate, gli uccellini che cantano, il mare, le distrazioni sono tante ma è così tutti gli anni, tutto l’anno. Sembra che le morti in carcere facciano ormai parte del sistema, come i buchi per le ciambelle.
“Se non soffri non è un carcere”, urla la vulgata più bassa. E allora se non c’è l’aria condizionata, se in cella le temperature d’estate possono superare i 40 gradi, sembra normale a quasi tutti. Sembra normale il cibo di bassa qualità, o insufficiente. La “casanza”, cioè quello che “offre la casa”, così le persone detenute chiamano il cibo della mensa. Sembra normale rimanere con la fame, e dover integrare quel cibo comprando qualcosa di tasca propria al “bettolino”, lo spaccio del carcere, se si hanno soldi a sufficienza, sia chiaro. E quasi sempre siano comunque disponibili al “bettolino” solo cibi di bassa qualità, quasi solo snack e dolciumi, zeppi di zuccheri.
Sembra normale che più di qualcuno, in carcere, si suicidi. Sembra normale che le persone detenute, in carcere, abbiano servizi igienici senza acqua calda, senza doccia e senza bidet, neanche per le donne. E allora non stupiamoci se qualcuno decide di farla finita.
Alle 56 persone che si sono uccise in cella in questi primi sei mesi e mezzo dell’anno, dobbiamo aggiungere due morti per fame, si rifiutavano di assumere cibo per protesta. Sarebbero perciò 58, se consideriamo anche loro.
Secondo Luigi Manconi, il numero delle persone detenute che si suicida, è sottostimato. Ad esempio le amministrazioni penitenziarie tendono a classificare alcuni fatti volontari come involontari. Pensate che tra i detenuti esiste la pratica dell’inalare il gas delle bombolette per alimenti, come droga per “sballarsi”. Se un detenuto muore in queste circostanze sarà un’overdose involontaria, o la conseguenza di una scelta? L’amministrazione penitenziaria lo considera spesso un atto involontario. In carcere si muore impiccandosi con il lenzuolo, oppure, come due giorni fa, soffocandosi con un sacchetto di plastica.