Il Collegio dei docenti dell’Istituto don Lazzeri-Stagi di Pietrasanta (Lu) ha ieri respinto la proposta di istituire le nuove figure di docente tutor e docente orientatore che, nelle intenzioni del ministero (che in questa operazione ha investito ben 150 mln di euro provenienti dal PNRR), dovrebbero servire ad affrontare la dispersione scolastica.
Fin dallo scorso anno scolastico, abbiamo contestato la sensatezza di questa scelta calata dall’alto, compiuta non solo senza interpellare il mondo della scuola, ma – a nostro avviso – dettata più da scopi propagandistici che dall’intenzione di affrontare seriamente il reale problema dell’abbandono scolastico.
È indubbio, la scuola ha bisogno di interventi: occorre liberarla da una burocratizzazione che soffoca, c’è necessità che si investa sulle infrastrutture, c’è bisogno di un corpo docente stabilizzato e formato (e magari ben pagato), ma soprattutto, se veramente si vuole intervenire per combattere la dispersione scolastica, sono necessarie classi costituite da un numero limitato di studenti, dove ci si possa prendere cura di ognuno e di ognuna. È l’esperienza a insegnarci che questo è veramente lo strumento migliore che abbiamo per contenere lo sciagurato fenomeno della dispersione, in cui a pagare sono sempre gli stessi, i più fragili e i più svantaggiati. Sono questi i ragazzi che mollano e che spesso sappiamo abbandonati al loro destino, lasciati a cavarsela da soli, senza gli strumenti che la scuola poteva loro fornire.
Invece, anche quest’anno, nel nostro istituto abbiamo classi che si avvicinano, e in qualche caso superano, i 30 studenti e non importa essere del mestiere per capire la difficoltà di un’azione educativa in queste condizioni. È un’illusione credere che la questione possa essere affrontata da un docente tutor, che avrà il compito di seguire, conoscendoli appena, dai 30 ai 50 (e anche più) studenti, di motivarli, di indirizzarli secondo le loro specifiche attitudini, tra l’altro interferendo con ciò che è da sempre compito precipuo del consiglio di classe, formato dagli insegnanti che con i ragazzi passano più ore ogni settimana, nel complicato gioco di tessere relazioni significative.
Siamo stanchi: stanchi di vedere, da decenni, svalutare l’istruzione pubblica, di operazioni di facciata, volte a nascondere la realtà con azioni che hanno il solo scopo di occultare la natura delle scelte che sulla pelle della scuola si compiono. Non solo mancano consistenti investimenti (ricordiamoci che siamo tra gli ultimi posti in Europa per investimento sull’istruzione rispetto al PIL), ma spesso non c’è nemmeno il poco che ci viene assegnato. Quest’anno, ad esempio, come ben sappiamo, siamo ancora in attesa dei fondi che servono a pagare il personale per il lavoro svolto durante lo scorso anno scolastico. Senza contare gli irrisori compensi previsti per gli incarichi aggiuntivi, spesso onerosi, che assumiamo ogni anno.
Mancano i soldi, ci dicono. A noi pare piuttosto che i soldi che ci sono si preferisca impiegarli altrove, in settori evidentemente ritenuti più rilevanti. A noi si propone piuttosto un’operazione di maquillage, che invece abbiamo deciso di rispedire al mittente. Pretendiamo ascolto e attenzione, chiediamo investimenti strutturali e di sostanza, che mettano veramente al centro i bisogni della comunità scolastica e mostrino che si ha realmente a cuore il benessere dei più giovani e il loro futuro. Se non è questo spirito ad animare le politiche scolastiche, tutte le altisonanti frasi sulla centralità dell’istruzione e sull’importanza della scuola non sono altro che vuota retorica. Anche questo ci ha veramente stancato, preferiamo guardare in faccia la realtà e agire coerentemente.
Con questa intenzione, dunque, abbiamo respinto l’istituzione di tutor e orientatore nella nostra scuola, così come hanno fatto altri Collegi dei docenti del nostro paese, che auspichiamo vivamente crescano di numero. Il Collegio è un luogo fondamentale per far sentire la nostra voce, invitiamo i colleghi e le colleghe a impegnarsi per renderlo spazio di confronto e discussione, e non di semplice ratifica di decisioni prese altrove.
Rita Corsi COBAS e Claudio Tomei FLC Cgil
RSU dell’Istituto don Lazzeri-Stagi