L’O.M. 172/2020 sulla valutazione degli apprendimenti delle alunne/i della scuola Primaria ha scardinato il retaggio storico-culturale della valutazione in decimi effettuando un importante passaggio “dal singolare al plurale”: non più un unico giudizio per ciascuna disciplina, ma una valutazione articolata attraverso descrittori del livello di apprendimento, determinato considerando dimensioni fondamentali: autonomia, tipologia della situazione, risorse mobilitate e continuità. Fondamentale l’introduzione di un giudizio contestualizzato, capace di descrivere il percorso di ciascun alunno/a affinché ne fossero messi in luce punti di forza e aree di miglioramento e fosse spostata l’attenzione dal semplice risultato finale al processo di apprendimento ed evitati i bias valutativi, quelle distorsioni che possono essere introdotte dai pregiudizi di chi valuta, garantendo una valutazione più equa e obiettiva.
Da pochi giorni, il ministro Valditara ha firmato l’Ordinanza che definisce le nuove modalità di valutazione degli apprendimenti nella Scuola Primaria e del comportamento nella Secondaria di primo grado. Ritornano i giudizi sintetici da “ottimo” a “non sufficiente”, già introdotti dalla c.m. 491/1996 e utilizzati fino al 2008, quando il D.L. 137 ripristinò la valutazione espressa in decimi, anche per la condotta, che era stata abolita dalla Legge 517/1977. Quest’ultima aveva, infatti, introdotto la scheda personale dell’alunno che forniva informazioni sulla sua partecipazione alla vita scolastica, nonché osservazioni sistematiche sul processo di apprendimento e sui livelli di maturazione raggiunti.
A differenza della c.m. 491/1996 che prevedeva cinque giudizi, l’O.M. del 2025 ne introduce un altro, “discreto”, e associa a ciascun giudizio una descrizione specifica in cui, sostanzialmente, sono presenti le quattro dimensioni introdotte dell’O.M. 172/2020, più un’altra relativa all’espressione orale e al pensiero critico. Una delle criticità risiede nella prescrittività delle descrizioni, come se esistessero sei tipologie di alunni, corrispondenti ai giudizi previsti, da collocare in categorie predefinite. Ma ogni studente è unico, con esperienze, bisogni, interessi e ritmi di apprendimento propri che non possono essere ridotti a schemi rigidi. Un giudizio sintetico per ciascuna disciplina non consente di valorizzare gli apprendimenti, né di mettere in luce punti di forza e punti sui quali è necessario intervenire, anche riportando gli obiettivi nel documento di valutazione,
Ipotizziamo di dover valutare un’alunna che in Italiano è autonoma nella scrittura di un testo, è consapevole dei contenuti da elaborare, ha un lessico ricco e non commette errori. Però, di fronte a un esercizio di grammatica commette diversi errori. Proviamo ad assegnarle un giudizio sintetico guardando alla descrizione dei giudizi: l’alunna “svolge e porta a termine le attività con autonomia e consapevolezza” (Buono), è “ in grado di utilizzare alcune conoscenze, abilità e competenze per svolgere compiti (Discreto) e si “esprime correttamente, con proprietà di linguaggio e capacità di argomentazione, in modalità adeguate al contesto” (Distinto). Buono, discreto, distinto… Che fare? ’insegnante potrebbe fare la media (Buono), o lasciarsi influenzare da fattori quali i sentimenti personali, le aspettative pregresse, il comportamento dello studente (Distinto o Discreto per premiare o punire). La difficoltà a garantire una valutazione equa porterà a utilizzare le descrizioni dei giudizi in modo approssimativo, riducendoli di fatto al corrispondente voto numerico. Il ripristino del voto anche nella scuola primaria è dietro l’angolo.
In merito alla valutazione sul comportamento attraverso un giudizio sintetico nella scuola primaria, o con voto in decimi nella scuola secondaria di primo grado, si ritiene che sia di forte ostacolo alla costruzione dello sviluppo armonico della persona. Il comportamento richiede che la valutazione sia descrittiva poiché esiste una complessa e interdipendente relazione tra comportamento e profitto scolastico. Il comportamento influisce direttamente sul processo di apprendimento che, a sua volta, può condizionare dinamiche comportamentali. Lo sviluppo di conoscenze, abilità e competenze può essere compromesso da fattori quali l’ansia, l’isolamento sociale, i conflitti interpersonali. Gli alunni che vivono situazioni difficili, come problematiche familiari o sociali, possono manifestare comportamenti problematici a scuola per la difficoltà a gestire le proprie emozioni e affrontare le difficoltà personali. Perdere di vista che nel momento valutativo devono entrare i fattori che condizionano il modo di essere e di comportarsi esonera scuola e società da ogni responsabilità. Giudizio sintetico e voto richiedono una misurazione di ciò che non è misurabile, così facendo la valutazione non può che essere soggettiva, anche se espressa collegialmente, riflettendo la distanza percepita dai docenti tra il comportamento dell’alunno e un modello ipotetico ideale.
Il voto sul comportamento è uno dei punti cardine del sistema selettivo, poiché sanzionatorio e punitivo. Contribuisce a consolidare dinamiche di esclusione e induce ad atteggiamenti più orientati a evitare punizioni che a sviluppare una reale capacità di convivenza democratica. Al contrario, sarebbe più efficace favorire pratiche educative basate sul dialogo, sull’ascolto e sulla valorizzazione delle competenze relazionali, promuovendo un approccio formativo che metta al centro lo sviluppo della persona.
Bruna Sferra Esecutivo COBAS Scuola di Roma e provincia