domenica, Novembre 24, 2024

Libertà per Khaled El Qaisi sequestrato dalle autorità israeliane

Di seguito la lettera di Francesca Antinucci e di Lucia Marchetti, rispettivamente moglie e madre di Khaled El Qaisi, denuncianti il sequestro del loro congiunto da parte delle autorità israeliane. Khaled è romano, con doppia cittadinanza italiana e palestinese, stimato traduttore e studente di Lingue Orientali dell’università La Sapienza, attivista della causa palestinese: il suo sequestro,  le modalità con cui è avvenuto, sono in aperta violazione del diritto internazionale e  della legislazione europea, una provocazione che va sventata subito con l’immediata messa il libertà di Khaled. Lo pretendono i solidali partecipi italiani impegnati nella lotta contro l’apartheid e l’occupazione israeliana e con essi le forze sindacali attive a fianco dei popoli oppressi, per la pace in Medio Oriente e ovunque. La Confederazione COBAS è mobilitata per la pronta restituzione di Khaled ai suoi affetti e per la più ampia risposta solidale nel caso in cui le autorità israeliane intendano proseguire con la criminale detenzione di Khaled.

Confederazione COBAS

Lettera aperta per l’immediata liberazione del cittadino italo-palestinese Khaled El Qaisi, prigioniero delle autorità israeliane
Il 31 agosto Khaled El Qaisi, rispettivamente marito e figlio delle scriventi, è stato trattenuto dalle autorità israeliane ed è tuttora prigioniero in virtù di una misura precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un’accusa. Lo scorso giovedì Khaled, che ha doppia cittadinanza, italiana e palestinese, attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di “Allenby” dopo aver trascorso le vacanze con la propria famiglia a Betlemme, in Palestina. Al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato sotto lo sguardo incredulo del figlio di 4 anni, della moglie nonché di tutti i presenti che erano in attesa di poter riprendere il proprio percorso. Alle richieste di delucidazioni della moglie non è seguita risposta alcuna, piuttosto le sono state sottoposte domande per poi essere allontanata col proprio figlio verso il territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero. Nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata Italiana solo grazie alla umana generosità di alcune signore palestinesi.

Khaled, traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all’Università La Sapienza di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia. La famiglia, gli amici ma anche chi ha semplicemente avuto occasione di conoscerlo, sono in fremente attesa di avere aggiornamenti. Al momento ancora non ha potuto incontrare il suo avvocato e sono ancora poche le notizie che si hanno riguardo alla sua incolumità. Dal consolato e dal legale abbiamo saputo solo che affronterà un’udienza giovedì 7 settembre (rinviata al 14, ndr). Immaginiamo intanto Khaled in completo isolamento, senza contatti col mondo esterno, senza percezione reale dello scorrere del tempo, sotto la pressione di continui interrogatori, in pensiero angosciato per la sorte del proprio figlio e di sua moglie lasciati allo sbaraglio con l’unica immagine negli occhi relativa alla sua deportazione in manette.

La situazione è dunque gravissima. Attendiamo con grande ansia la risoluzione di questa ingiusta prigionia. Chiediamo a chiunque ne abbia il potere, che si accerti delle condizioni di salute di Khaled e che soprattutto eserciti tutte le pressioni necessarie per la sua celere liberazione.
  

Francesca Antinucci e Lucia Marchetti

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