giovedì, Novembre 21, 2024

Le Rems devono restare nell’ambito dei Dsm e legate ai territori

di Pietro Pellegrini*

quotidianosanita.it, 21 giugno 2024

Da notizie di stampa si apprende che il governo sarebbe in procinto di adottare un provvedimento sulle REMS. Qualche tempo fa nella prima bozza del provvedimento sulle liste di attesa vi era lo stanziamento di 40 milioni di Euro per la realizzazione di nuove REMS o la manutenzione di quelle esistenti. Disposizione poi scomparsa nelle versioni approvate. Una decisione opportuna visto che ogni proposta dovrebbe essere sostenuta da un’analisi e da un piano complessivo relativo al tema delle persone autrici di reato, prosciolte o condannate.

Per questo è fondamentale anche un accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Quello siglato il 30 novembre 2022 è ancora in attesa di attuazione: Punti unici regionali (PUR), gestione liste di attesa con nuovi criteri dando priorità ai detenuti “titulo” e ai reati gravi, protocolli e sostegno dei DSM sono essenziali per migliorare la funzionalità dell’intero sistema. È indispensabile un’analisi delle situazioni regionali per comprendere lo stato di attuazione della legge 81/2014 ed intervenire selettivamente. Infatti, come noto, la lista di attesa è per oltre l’80% concentrata in cinque regioni.

Aprire nuove REMS implica tempi di realizzazione e costi elevati stimabili in 8-10 milioni di Euro per ogni REMS, oltre a quelli di gestione intorno ai 3 milioni di Euro/anno. Quindi, in una situazione di carenza di risorse, si tratta di fare scelte con molta ponderazione e se non cambia il modello di funzionamento, il solo aumento dei posti letto porta alla loro rapida occupazione e il problema permane.

Non credo sarebbe una soluzione aumentare le REMS “nazionali” come Calice al Cornoviglio (SP) venendo meno ai principi di territorialità e rendendo così ancora più difficile la cura presso i DSM e quindi le dimissioni e il turnover. Le “ristrutturazioni” non devono portare a superare il numero di 20 ospiti per REMS, né a “forzare” il numero chiuso. Anche la creazione di alcune REMS ad “alta sicurezza” o “specializzate” rischia di creare un vallo con i Dipartimenti di

Salute Mentale con conseguenti difficoltà nelle prese in cura, nelle dimissioni in una spirale custodiale fino ai c.d. “ergastoli bianchi” come in OPG.

In passato è stato spesso posto il tema dell’appropriatezza degli accessi in REMS in particolare di soggetti con psicopatia, disturbi gravi della personalità, uso di sostanze. Il fenomeno si è ampliato con la sentenza 9163/2005 (Raso) della Corte di Cassazione. La proposta di legge 950/2023 a firma dell’on. Antoniozzi intende limitare alle sole persone con psicosi la possibilità di riconoscere l’infermità mentale. Non è questa la sede per un’approfondita analisi della proposta ma porsi il tema dell’imputabilità è importante specie se ciò fosse associato a misure volte al superamento del doppio binario (pdl 1.119 /2023 Magi).

Stando alle poche notizie di stampa non è dato a sapersi se e come si tradurrà operativamente la proposta Angelozzi ma è auspicabile che venga previsto l’intero percorso per le persone con disturbi gravi della personalità e psicopatia che, inappropriate nelle REMS, non possono essere lasciate al solo sistema detentivo, alle Articolazioni Tutela Salute Mentale e alla sanità negli Istituti di Pena già in grave difficoltà. Un ambito nel quale potrebbero essere attuate azioni di miglioramento e avviate sperimentazioni e sviluppati modelli alternativi.

Sempre in tema di appropriatezza potrebbe essere affrontato il problema delle misure di sicurezza detentive provvisorie, abolendole o limitandole fortemente, in quanto rappresentano buona parte dei pazienti in lista di attesa e il 35% dei pazienti in REMS. A questo si aggiunge la possibilità di superare le misure di sicurezza detentive ex art. 219 c.p. che nel nuovo sistema non hanno ragione di essere.

La priorità è sostenere i DSM in quanto la maggior parte di pazienti con misure giudiziarie è nel territorio e circa il 70% ospite di Residenze. Le REMS devono restare nell’ambito dei DSM e legate ai territori e per migliorare le dimissioni e il turnover devono essere affrontati i temi delle risorse economiche e di personale dei DSM, compresa la “posizione di garanzia”.

Al contempo, mediante una presa in carico multi istituzionale, vanno risolti i problemi sociali, come l’assenza di documenti, lavoro, reddito e casa, essendo crescente la quota di persone sole senza diritti, povere e abbandonate. Il tema è delicato ed andrebbe discusso pubblicamente.

*Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche Ausl di Parma

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