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Un altro suicidio: un ventenne si è impiccato a Novara

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 21 giugno 2024

Aspettando il decreto carcere non si ferma la strage nei penitenziari italiani. Ieri il numero dei suicidi in cella è arrivato a 45 (46 se si comprende il migrante che si è impiccato al Cpr di Ponte Galeria). Questa volta è accaduto a Novara dove ieri mattina, intorno alle 11.30, gli agenti della penitenziaria hanno trovato un detenuto, di appena 20 anni, morto impiccato nella sua cella. Subito è scattato l’allarme, ma per il giovane non c’era più nulla da fare. Era in carcere per reati di droga e contro il patrimonio. Non è nemmeno certo che fosse algerino. Il garante del Piemonte Bruno Mellano ha spiegato all’Agi che al momento la sua nazionalità è dubbia “perché non sono stati trovati suoi familiari o conoscenti” in grado di confermare le sue origini.

Ancora non siamo a metà del 2004, la cifra dei suicidi è impressionante e di superare, entro la fine dell’anno, quella record del 2022 con 85 persone che si sono tolte la vita in carcere e di 70 del 2023. Va inoltre sottolineata anche la forte relazione tra tassi di sovraffollamento e numero di eventi critici: infatti, dei dieci penitenziari con il maggior numero di suicidi, ben nove presentano tassi di affollamento effettivo superiori al 130%.

In tutta Italia, secondo gli ultimi dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) diffusi dal ministero della Giustizia, il numero di detenuti presenti alla data del 31 maggio 2024 risulta pari a 61.547: sono cresciuti di 1.381 unità dall’inizio dell’anno (+ 2,3%). Un trend confermato anche dallo studio Istat “Noi Italia- 100 statistiche per capire il Paese”, secondo il quale alla fine del 2023, i detenuti presenti nelle strutture penitenziarie per adulti erano oltre 60mila, aumentati del 7,1% rispetto all’anno precedente. La quasi totalità dei detenuti è di sesso maschile (95,8%) mentre gli stranieri sono il 31,4% del totale dei detenuti. A fronte di una capienza degli istituti penitenziari immutata (- 0,3%), tra il 2022 e il 2023, l’aumento del numero dei detenuti presenti ha comportato un aumento dell’indice di affollamento delle carceri, che è passato da 109,5 detenuti per cento posti regolamentari nel 2022, a 117,6 nel 2023. Alla fine del 2023 il 69,3% degli istituti penitenziari (131 su 189) è risultato in condizioni di sovraffollamento. Negli istituti sovraffollati è ospitato l’80,2% delle persone detenute in Italia. A livello regionale, il sovraffollamento maggiore si riscontra in Puglia e in Lombardia (rispettivamente 151,8 e 141,8 detenuti per 100 posti letto regolamentari.

Tre mesi fa sul tema, il Presidente della Repubblica aveva invitato la classe politica italiana ad adottare con urgenza misure immediate per allentare il clima di tensione che si respira nelle carceri italiane, causato principalmente dal sovraffollamento, dalla carenza del personale e dall’inefficienza dell’assistenza sanitaria intramuraria. Ma il governo, per ora, non ha intrapreso nessuna iniziativa. È anche saltato il decreto legge contro l’emergenza carceri che ieri doveva avere il via libera dal Consiglio dei ministri. Non avrebbe attenuato l’emergenza carceri, ma avrebbe almeno puntato sull’aumento dei colloqui telefonici, aspetto fondamentale per garantire l’effettività.

Ma le misure che risolvono l’emergenza ricordata dal Presidente Mattarella sono ben altre, e dove ancora non è chiaro cosa intenda fare il Governo Meloni. Le proposte, come ha ricordato due giorni fa in aula il deputato Riccardo Magi di +Europa, ci sono: c’è la proposta a prima firma del deputato di Italia Viva Roberto Giachetti (assieme a Nessuno Tocchi Caino) sulla liberazione anticipata speciale e la proposta sulle case di reinserimento sociale presentata da + Europa. Sono proposte entrambe sottoscritte anche dal Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra.

Quello che finora sappiamo è che per lunedì prossimo, 24 giugno, la proposta Giachetti è stata calendarizzata all’Assemblea di Montecitorio. Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino ha deciso di riprendere quel giorno la sua azione nonviolenta: “Sarò in sciopero totale della fame e della sete a Montecitorio per affermare verità e giustizia contro chi umilia la comunità penitenziaria, il Presidente della Repubblica, i Garanti dei detenuti, le Camere penali, le associazioni che si occupano di detenuti. Spes contra Spem”. Chissà se la maggioranza riuscirà a dare uno smacco ai tanti suoi stessi detrattori che, per contrastare la proposta sulla liberazione anticipata speciale, parlano di indulto. Quando, in realtà, non ha nulla a che fare con esso ed è una chiara mistificazione. Le azioni di buon senso, come quella di contrastare per davvero il sovraffollamento, a lungo termine vengono sempre premiate.

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