Il CESP, associazione culturale fondata dai COBAS nel 1999, ha dato vita, nel 2012, alla La Rete delle scuole ristrette, presente in circa sessanta istituti penitenziari, dislocati in tutte le regioni italiane. I docenti della Rete, in questi anni, hanno lavorato in particolare su quattro tematiche strategiche, inserite, grazie alla Rete, nelle Linee Guida della Nuova Istruzione adulti (par. 3.6- Specificità e distintività dei percorsi di istruzione nelle carceri): 1) Formazione degli insegnanti; 2) Attivazione di Laboratori didattici; 3) Potenziamento delle Biblioteche; 4) Definizione di misure di accompagnamento dei detenuti verso (e oltre) il fine pena. La Rete ha poi strutturato due attività laboratoriali quali esempi di progettualità didattica negli istituti di pena: a) Laboratori interdisciplinari per la costruzione di identità: il Teatro di Giorgio Flamini e degli studenti della Casa di reclusione di Maiano-Spoleto (PG), con “A città ‘e pulecenella”, prototipo dei laboratori del CESP e della Rete. Con il quale, partendo da una ricerca storico-antropologica condotta dai detenuti napoletani su Napoli, capitale di un Mezzogiorno da cui proviene la maggioranza dei ristretti nelle patrie galere, è nato un laboratorio didattico interdisciplinare, con lo spirito della costruzione drammaturgica e scenica, basato sullo studio di poeti e scrittori che nei secoli hanno rappresentato Napoli; b) un Laboratorio formativo/interattivo, La Biblioteca in carcere, di Luisa Marquardt e Anna Grazia Stammati, nella Casa Circondariale di Rebibbia a Roma, con il quale la Biblioteca in carcere è divenuta il luogo di relazione per un apprendimento interattivo, in cui le conoscenze diventano abilità spendibili all’esterno, avvicinando gli adulti “ristretti” alla lettura, sviluppando la capacità di espressione e di organizzazione del pensiero, attraverso l’intelligenza critica, per acquisire nuovi modelli di espressione del sé.
Ma accanto a queste attività, la Rete, mostra preoccupazione per i dati sul livello di istruzione della popolazione detenuta forniti dal Ministero della Giustizia che, al 30 giugno 2023 (presenti 57.525detenuti). Si registra, infatti, la presenza di un 21,1% circa di persone scarsamente alfabetizzate (4,5% analfabeta/privo di titolo di studio; 16,5% sola licenza elementare); di un 58,1% con la sola licenza media; di un 16,6% con il diploma di scuola superiore; di un 2% con laurea. A fronte di tali dati, nell’anno scolastico 2021/2022 sono stati erogati, in carcere, 1.735 corsi di istruzione, ai quali risultavano iscritte 17.324 persone, pari al 31,6% dei detenuti, di cui gli stranieri sono 7.550, impegnati quasi per la metà in corsi di apprendimento della lingua italiana. Altissima la dispersione scolastica: soltanto il 48,8%, meno della metà dei detenuti iscritti, ha ottenuto la promozione.
In una recente incontro della Rete sono stati evidenziati i molti problemi interni all’insegnamento in carcere:
– discontinuità nei percorsi scolastici dovuta spesso al trasferimento dei detenuti nel corso dell’anno, senza comunicazione ai dirigenti scolastici né ai docenti, pregiudicando, spesso, la conclusione dell’anno scolastico dello studente ”ristretto”.;
– mancanza di centralità della scuola in carcere che continua a non trovare adeguato spazio nei piani di istituto di alcune Direzioni (o spesso tale centralità è solo enunciata);
– mancata valutazione del percorso scolastico per i benefici previsti per i detenuti che lo seguono, nonostante gli studenti detenuti siano spesso costretti a rinunciare all’“ora d’aria” o ad attività sportive concomitanti con le attività didattiche;
– carenza di un organico docenti stabile in carcere;
– la carenza di un organico adeguato di educatori e agenti che sia realmente funzionale all’attuazione concreta delle attività trattamentali, in quanto, in più di situazioni, si registra l’interruzione delle attività per ragioni di sicurezza e mancanza di un organico adeguato;
– l’assenza di un coordinamento tra le attività che si svolgono negli istituti, che spesso per mancanza di spazi e rigida articolazione oraria si sovrappongono, determinando sovente una scelta forzata tra i detenuti, tra lavoro e istruzione, a discapito della seconda;
– mancanza di un intervento didattico-pedagogico basato sui reali bisogni dei detenuti e di un confronto tra i docenti su tale punto;
– le difficoltà nella continuità delle attività spesso subordinate ai cambiamenti di organico di Direttori e Comandanti ai quali viene lasciata totale discrezionalità nella realizzazione delle attività, pur se già consolidate da anni, con grave danno per i detenuti.
Un ulteriore confronto tra i docenti della Rete è avvenuto in relazione alla finalità principale dell’intervento in carcere, quella del pieno reinserimento della persona detenuta nella società, obiettivo al quale puntare, si è detto, attraverso un lavoro di rete che diffonda le pratiche condivise nel gruppo (a livello istituzionale o meno). Su questo ci si è dati un successivo appuntamento dopo il seminario di formazione/aggiornamento che si terrà il 31 maggio prossimo, presso la Casa di reclusione di Aversa. Nel frattempo, per tutte queste ragioni, ci auguriamo che i docenti della scuola in carcere sostengano il 7 maggio la lista COBAS SCUOLA nelle eleziioni del CSPI.
Anna Grazia Stammati presidente CESP ed Esecutivo nazionale COBAS SCUOLA